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Strategie digitali per una reputazione online positiva

Web Reputation: come ottenere una buona reputazione online

Per costruire una reputazione online positiva, è cruciale curare contenuti di alta qualità, ottimizzare per i motori di ricerca, gestire efficacemente i social media e implementare PR digitali. Monitorare costantemente la percezione online attraverso recensioni e interazioni social è fondamentale per mantenere un’immagine di marca solida e affidabile.

Ormai da tempo, le aziende italiane hanno a disposizione una risorsa eccezionale per intercettare nuovi clienti ed accrescere il proprio business. Stiamo parlando chiaramente del web, oggi considerato una fonte inesauribile di opportunità per chiunque voglia lanciarsi nel mondo dell’imprenditoria o della libera professione.

Eppure, al pari di molti altri strumenti, anche la Rete va “maneggiata” con cautela per non incorrere in situazioni spiacevoli che potrebbero danneggiare l’attività. 

Ci riferiamo, in particolare, alla gestione della cosiddetta web reputation: un concetto piuttosto ampio, sviluppatosi solo di recente, che tuttavia può influire significativamente sia sul successo, sia sul fallimento di un determinato brand.

Entriamo, quindi, più in dettaglio e scopriamo cos’è la web reputation, come si costruisce, come monitorarla – e, all’occorrenza, migliorarla – nel corso del tempo e perché è così importante, oggigiorno, per la crescita di qualsiasi business.

Il concetto di web reputation

L’espressione web reputation fa riferimento alla reputazione online di un soggetto – sia esso un’azienda, un prodotto o anche una persona fisica.

Tale concetto riunisce: da un lato, i giudizi e le opinioni degli utenti su di esso (es. recensioni, commenti, ecc.); dall’altro, la percezione che emerge a partire dalle informazioni reperibili online tanto negli spazi propri (es. sito web, profili social, ecc.), quanto in quelli gestiti da terzi (es. testate giornalistiche, magazine, blog e forum tematici, gruppi e pagine social, canali YouTube / Twitch, ecc.).

Insomma, la web reputation deriva dalla combinazione di più fattori: al primo posto vi è sicuramente la qualità del prodotto (o servizio) e, di conseguenza, il grado di soddisfazione dei clienti. Tuttavia, a seconda dei casi, possono entrare in gioco anche altri elementi, come la correttezza e la trasparenza della comunicazione, il rispetto delle norme, l’aderenza a determinati valori (es. l’attenzione per l’ambiente e per le politiche di inclusione sociale), l’interazione positiva con il pubblico, con i lavoratori e gli eventuali partner e così via.

Web reputation: personale e aziendale

Occorre poi distinguere tra web reputation personale, cioè riguardante una persona fisica (come un professionista, un politico o un artista), ed aziendale, che interessa invece le personalità di tipo giuridico (come, ad esempio, un marchio registrato, un esercizio commerciale o una qualsiasi azienda).

Nel primo caso, infatti, la responsabilità è personale, in quanto è il soggetto stesso, mediante le proprie azioni, a costruirsi una reputazione positiva o negativa in rete. Diversamente, nel secondo caso bisogna prestare attenzione anche al comportamento tenuto dai membri dello staff, specie in orario di lavoro e nelle attività online eseguite a nome del brand o dell’azienda in questione. 

A tal proposito, è bene sapere che il personale è chiamato a rispondere di eventuali danni d’immagine derivanti da errori, sviste e/o scorrettezze.

Personal branding e reputazione online

Personal branding e web reputation sono due aspetti che dovrebbero camminare di pari passo. Difatti, per costruire un’immagine positiva sul web – e non solo – occorre prima consolidare l’identità del brand, individuare le sue peculiarità e i punti di forza da valorizzare ed infine sviluppare una strategia efficace per accrescere la sua popolarità ed intercettare gli utenti in target.

Come costruire una buona reputazione online

Scopriamo più da vicino come ottenere una buona web reputation, concentrandoci su quattro aree di intervento principali, vale a dire:

  • Contenuti di alto valore → Creare e pubblicare contenuti di qualità sui propri spazi digitali è il primo – e fondamentale – passo per conferire autorevolezza al brand. Utilizza il sito aziendale per offrire informazioni utili, rispondere alle domande più frequenti ed indirizzare i potenziali clienti nella scelta di prodotti e servizi, attraverso approfondimenti, guide, tutorial ed altre risorse gratuite. L’obiettivo è duplice: dimostrare competenza nel proprio settore e conquistare la fiducia degli utenti. 
  • SEO → A poco serve mettere a disposizione una marea di contenuti online, se reperirli risulta difficile, se non impossibile. Detto altrimenti: lavora sulla SEO – ossia sulle strategie che permettono di raggiungere le prime posizioni su Google e simili – per aumentare la visibilità del tuo sito.
  • Social e community → Gestire accuratamente i profili social non significa riempirli di post, immagini e storie a tutte le ore del giorno. O meglio, non solo. È altrettanto importante mostrarsi aperti e disponibili nei riguardi degli utenti, prendendo in carico ogni richiesta e fornendo prontamente una soluzione (o quantomeno vicinanza e supporto). Sebbene talvolta sia difficile, il tono di voce dev’essere sempre calmo, gentile e professionale. Ricorda: stai parlando a nome dell’azienda, non a titolo personale!
  • Digital PR → Oltre che degli spazi di proprietà del brand, è utile avvalersi anche di siti, pagine e/o blog esterni per divulgare notizie ed aggiornamenti. Esistono, a questo proposito, piattaforme come SeoLuxury.com, che consentono di pubblicare contenuti (es. interviste, comunicati stampa, news, ecc.) su portali di ogni tipo: nazionali o locali, generalisti o tematici, italiani o stranieri. L’elenco è vastissimo, puoi farti assistere sia nella scelta, sia nei passaggi successivi, e in più ottenere backlink di qualità diretti al tuo sito per accrescerne l’autorevolezza. 

Insomma, per raggiungere gli obiettivi desiderati in termini di web reputation, è necessario uno sforzo congiunto da parte di varie figure. Ciascuna di esse, infatti, oltre a padroneggiare almeno un ambito specifico – ad esempio il copywriting, la SEO, il digital / social media marketing e via così – deve anche essere in grado di coordinarsi con il resto del team. In caso contrario, vi è il rischio di intaccare la coerenza – e, dunque, l’efficacia – della strategia messa a punto dall’azienda.

Come monitorare e migliorare la web reputation

L’immagine di un brand non è qualcosa di statico, bensì può subire variazioni a seconda degli avvenimenti, del comportamento tenuto in particolari occasioni, dell’andamento del business o anche soltanto del tempo che passa.

Di conseguenza, è necessario monitorare la web reputation sul lungo periodo, utilizzando strumenti appositi per “fotografare” la situazione a cadenza regolare (in genere ogni tre o sei mesi) e, quindi, registrare eventuali oscillazioni.

Tra gli elementi da analizzare, suggeriamo: 

  • Motori di ricerca → Attraverso Google e portali analoghi è possibile scoprire in tempo reale se circolano notizie, aggiornamenti, ecc. a proposito del brand, ma anche se altri siti lo menzionano e quali informazioni riportano. Inoltre, puoi avvalerti dello strumento Google Alerts per ricevere una notifica ogni volta che un termine (ad esempio il nome dell’azienda o di un prodotto) viene citato su Internet. 
  • Recensioni e commenti → Esaminare le recensioni e i commenti lasciati dagli utenti sia sui tuoi spazi (ad esempio sul sito web o sulla pagina Facebook), sia su quelli altrui (su piattaforme come Google MyBusiness, Amazon e TripAdvisor, nei commenti ad articoli che menzionano il prodotto o nei forum di settore) permette di valutare il grado di “simpatia” o “antipatia” che il pubblico nutre nei confronti del tuo brand.
  • Editoria digitale → Testate giornalistiche, magazine e blog tematici andrebbero tenuti d’occhio con continuità, poiché rappresentano la prima fonte di informazioni alla quale il pubblico tende ad attingere. In questo modo, se le notizie riportate non sono corrette – ad esempio in caso di circolazione di fake news – o se l’immagine che viene fuori non corrisponde a quella desiderata, è possibile intervenire in tempi rapidi. Ad esempio, facendo pubblicare comunicati ed articoli che fungano da rettifica sui siti più seguiti o su riviste online rivolte al tuo target. 
  • Conversazioni sui social network → In ultimo, consigliamo di prestare attenzione alle conversazioni riguardanti il brand che gli utenti intrattengono sulle piattaforme social più popolari. Ovvero, al giorno d’oggi: Instagram, TikTok, Facebook, Twitter (o X), LinkedIn e la nuova arrivata, Threads. Per svolgere le attività di monitoraggio, puoi affidarti ad un tool per la valutazione del sentiment sui social media come Brand24, Medallia o Lithium, per citarne alcuni tra i più conosciuti.

Concludendo, che tu sia un freelance ad inizio carriera, oppure un imprenditore che desidera sfruttare al meglio il “potenziale” della rete per dare slancio al proprio business, prestare attenzione alla tua web reputation è una mossa che si rivelerà vincente. Specialmente sul medio-lungo periodo. Dunque, come iniziare?

Per prima cosa, raduna intorno a te le figure giuste, che sappiano consigliarti sulla strategia da seguire ed affiancarti nelle attività elencate in precedenza.

Stabilisci, dunque, gli obiettivi che intendi raggiungere (es. coinvolgimento del pubblico, recensioni positive o altro) ed il budget da destinare alle campagne.

Infine, controlla regolarmente i risultati e, se qualcosa non va secondo i piani, individua l’errore e correggi il tiro – meglio ancora se con l’aiuto di un esperto.

 

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Brand Identity: cos’è e come si costruisce?

La brand identity rappresenta l’essenza di un marchio, distinguendolo nel mercato. Richiede l’integrazione di vari elementi come logo, tono di voce, valori aziendali, target di riferimento, per creare un’identità unica e coerente.

Ti sei mai chiesto cosa hanno in comune le aziende di maggiore successo, da Coca-Cola ad Apple, da Ikea a McDonald’s? Ebbene, ciò che rende questi brand popolari in tutto il mondo non è solamente la qualità dei loro prodotti. Piuttosto, è la capacità di presentarsi al pubblico con un’identità aziendale solida, coerente e riconoscibile, che permetta loro di emergere dalla massa e, al contempo, di “agganciare” il proprio target di riferimento.

Costruire un’identità aziendale – o brand identity – che risulti efficace per la crescita del business è un’operazione complessa, che di certo non si svolge dall’oggi al domani, né tanto meno in autonomia. Al contrario, è necessario uno sforzo congiunto da parte di varie figure professionali – dal digital marketing consultant al copywriter, dal graphic designer al SEO specialist. E, ovviamente, occorre almeno un piccolo budget di partenza.

Ma, prima di addentrarci nella creazione di una brand identity vincente, dobbiamo comprendere cosa sia e di quali “ingredienti” si componga.

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Brand identity: definizione e significato

Per brand identity – letteralmente: identità di marca – si intende l’insieme degli elementi che caratterizzano un’azienda (o un prodotto, un ente pubblico, ecc.), rendendola unica e riconoscibile rispetto alla concorrenza.

Non è corretto, pertanto, ricondurre tale concetto ad un singolo aspetto, come il logo o il tono di voce utilizzato nei suoi spazi comunicativi. 

Piuttosto, come afferma Jean-Noel Kapferer, l’identità aziendale è paragonabile ad un “prisma” composto dalle seguenti sei “facce”:

Attributi fisici

Sono gli elementi fisici, dunque visibili e tangibili, relativi sia al prodotto (es. qualità, materiali, design, packaging, ecc.), sia al brand in generale (es. logo, nome, palette di colori, ecc.). Se pensiamo, ad esempio, al noto marchio Apple, la prima immagine che ci balza in mente è quella di una mela, no?

Brand Personality

La personalità di un brand è ciò che emerge dalla comunicazione – testuale, ma non solo – messa in atto sia attraverso i canali tradizionali (es. stampa, cartelli pubblicitari, spot radio-televisivi, ecc.), sia sui nuovi media (es. sito web e blog, campagne online, comunicati stampa, contenuti social, ecc.).

Difatti, a seconda del tone of voice – ovvero dello stile comunicativo – utilizzato per presentare se stesso e i suoi prodotti, il brand può apparire formale o informale, esclusivo o alla portata di tutti e via così.

Naturalmente, affinché la brand personality sia coerente ed efficace, occorre mantenere lo stesso tono di voce in tutti i contesti comunicativi.    

Cultura e valori

Cultura e valori rappresentano un elemento essenziale per la costruzione della brand identity, in quanto su di essi si fonda il modello di business adottato dall’azienda. E, con esso, anche la sua vision – ovvero l’insieme di principi etici, comportamentali, ecc. che fungono da orientamento per le sue attività – e la sua mission – ossia gli obiettivi da raggiungere nel tempo.

Target di riferimento

A definire la brand identity è anche il target cui esso si rivolge: pensiamo, ad esempio, ad una linea di abbigliamento diretta ad un pubblico molto giovane o, al contrario, pensata per una clientela più in là con gli anni.

Difatti, sapere quale sia la buyer persona ideale – ovvero il “cliente tipo” – permette all’azienda di perfezionare il proprio stile comunicativo, adeguando il messaggio affinché possa essere recepito al meglio. 

È chiaro che tali caratteristiche contribuiscano a rendere peculiare il marchio in questione, divenendo parte integrante della sua identità.

Relazione con il pubblico

Tuttavia, occorre considerare un ulteriore aspetto, ossia la relazione che si crea tra azienda e pubblico sia in base all’esperienza, sia anche per le aspettative che quest’ultimo ripone verso il prodotto o servizio.

Ciò che conta, quindi, è fare in modo che il cliente si identifichi nel brand e nei suoi valori, così da creare un rapporto di fiducia che duri a lungo.

Brand Image (o immagine riflessa)

Troppo spesso i concetti di brand identity e brand image vengono utilizzati – erroneamente! – come sinonimi, generando così confusione tra chi ha poca familiarità con questo ambito. Ma allora quali sono le differenze?

Ebbene, per meglio comprendere il significato di ciascuna espressione, dobbiamo prestare attenzione al “punto di vista”. Difatti, sebbene si tratti di due lati della stessa medaglia, la brand identity riguarda ciò che il marchio intende comunicare di sé alla fascia di pubblico individuata come target.

Di contro, con brand image ci riferiamo all’immagine che tale pubblico ha del marchio, ovvero all’insieme di opinioni su di esso e sui suoi prodotti.

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Come si costruisce la brand identity?

Come abbiamo visto, l’identità di ogni azienda è qualcosa che si genera a partire dalla combinazione di più elementi. Di conseguenza, a prescindere che si tratti di un brand in fase di start-up o di una realtà già affermata che, però, necessita di un restyling, il lavoro di costruzione della brand identity richiede la partecipazione di varie figure professionali, tra cui:

  • project manager;
  • consulente marketing / digital marketing;
  • copywriter;
  • web / graphic designer;
  • SEO specialist;
  • social media manager, ecc..

Occorre, infatti, partire dall’elaborazione di un concept generale, dal quale dipenderà il tipo di comunicazione da utilizzare nei vari contesti: 

  • colori e immagini per la grafica del sito aziendale, per i social network e per eventuali materiali cartacei (es. volantini, cataloghi, ecc.);
  • storytelling, ossia il modo in cui l’azienda si racconta nei suoi spazi, nelle campagne pubblicitarie e in circostanze pubbliche;
  • tono di voce da adottare sia nei contenuti testuali e video, sia nella comunicazione con la clientela, con altre aziende o possibili partner;
  • attività che riflettano i valori aziendali (es. partecipazione ad eventi sia online che in presenza, campagne di sensibilizzazione, ecc.).

È essenziale, comunque, che tutti gli “ingredienti” sopra citati vengano miscelati in maniera coerente, ma non troppo rigida. In altri termini, se è vero che la gestione del business, la comunicazione e i rapporti con il pubblico debbano rispecchiare l’identità stabilita in origine, è altrettanto utile mantenere una certa flessibilità per adattarsi ai cambiamenti interni ed esterni. Come, ad esempio, le nuove tendenze che si affermano rapidamente sul web o la nascita di controversie non previste.

Collaborazioni e relazioni pubbliche

Oggi più che mai la brand identity non può prescindere dalla collaborazione con terzi: dagli influencer, grazie ai quali è possibile farsi conoscere anche al di là del proprio pubblico, ai nuovi media, ossia quotidiani e magazine online, blog, canali video, podcast e via così.

A tal proposito, tra le attività consigliate vi è certamente la pubblicazione di guest post, che contribuisce non soltanto alla diffusione del brand su larga scala, ma anche a migliorare il posizionamento sui motori di ricerca

Difatti, incrementando il numero – e, soprattutto, la qualità – dei backlink che rimandano a tale sito, è possibile “scalare la classifica” nelle SERP ed ottenere un grosso boost a livello di visibilità ed autorevolezza.

Di conseguenza, oltre che per curare la comunicazione sui propri spazi fisici e virtuali, è opportuno investire una porzione del budget in una campagna di link building, scegliendo una delle seguenti alternative.

La prima è farsi assistere da un’agenzia specializzata – la quale, però, potrebbe richiedere un compenso elevato per farsi carico di tutti i passaggi. Pertanto, è preferibile ricorrere ad una piattaforma SAAS come SeoLuxury.com, anche in grado di fornire un servizio “cucito addosso” alle esigenze del singolo brand, ma ad un prezzo ben più competitivo.

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Rappresentazione digitale del paesaggio delle Digital PR con rete interconnessa di canali come social media, blog e pubblicazioni online, simboleggiante comunicazione e informazione in un ecosistema online moderno.

Digital PR: definizione, obiettivi e vantaggi per le aziende

Esplora l’evoluzione delle Digital PR: da strumento di nicchia a colonna portante della comunicazione aziendale. Scopri come la gestione strategica delle relazioni pubbliche digitali potenzia l’immagine di marca, migliora la reputazione online e favorisce l’engagement attraverso social media, blog e pubblicazioni online, riflettendo l’importanza di adattarsi alle dinamiche del web moderno.

Hai mai sentito parlare delle digital PR? Se la risposta è no, allora sei nel posto giusto: in questa guida approfondiremo la definizione di digital public relations, concentrandoci sia sugli obiettivi principali, sia sui vantaggi a livello di business e scopriamo l’utilizzo di SeoLuxury.com Digital PR Management Tool.

Pubbliche relazioni: ieri, oggi, domani

Da diversi anni a questa parte, occuparsi di comunicazione vuol dire fare i conti con il ruolo sempre più centrale del web nelle nostre vite. Per le aziende, per i piccoli e grandi marchi, così come per i personaggi pubblici, la rete rappresenta una fonte inesauribile di opportunità: un elemento da “sfruttare” al meglio, per ottenere un ritorno sia economico, sia soprattutto in termini di immagine.

Fino a qualche decennio fa, il mondo delle pubbliche relazioni era rivolto verso i cosiddetti “media tradizionali” – ovvero la stampa cartacea, la radio e la TV – con i quali era necessario intrattenere rapporti diretti e proficui per assicurarsi una certa visibilità dinanzi al grande pubblico. Oggi, invece, la sfida si gioca prevalentemente su Internet e, in particolare, sul terreno dei blog, dei magazine e dei quotidiani online, oltre che sui social network. Tutto ciò ha portato allo sviluppo di un nuovo ambito dalle tante sfaccettature: quello delle digital PR.

E, come sottolineato dalla maggioranza degli esperti, questa tendenza è destinata a perdurare anche nei prossimi anni, se non sul lungo periodo.

Cosa sono le digital public relations

Le digital PR – o digital public relations – sono un insieme di attività che puntano a consolidare l’immagine di un’azienda (o di un marchio, di un ente pubblico, di un personaggio noto, ecc.) nei diversi “luoghi dell’Internet”.

Tra queste attività, occorre ricordare:

  • monitoraggio ed ottimizzazione della web reputation, ovvero dell’opinione che il pubblico del web ha maturato nei confronti del proprio cliente;
  • mantenimento dei rapporti con influencer e opinion leader del settore (es. giornalisti, personaggi pubblici, content creator, ecc. potenzialmente interessati al prodotto / servizio offerto dall’azienda in questione);
  • comunicazione news attraverso il sito web e/o altri canali (es. blog, app mobile, forum, profili social, testate giornalistiche e magazine online, ecc.);
  • interazione positiva con la community per aumentare l’engagement.

In pratica, quindi, chi si occupa di digital PR è tenuto ad utilizzare una varietà di strumenti e/o canali di comunicazione, la cui scelta dipende da più fattori: dal settore di riferimento alla fascia di pubblico individuata come target, dagli obiettivi di business (es. incrementare le vendite) al budget disponibile.

Inoltre, ciò consente di modulare il messaggio con precisione maggiore rispetto al passato, tenendo conto non soltanto del mezzo adottato, ma anche dell’audience specifica che si vuole raggiungere, aumentandone così l’efficacia.

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A cosa servono le digital PR?

Come abbiamo visto, una buona strategia di digital PR comprende sia attività che obiettivi differenti, che è possibile ricondurre a quattro aree principali.

  1. Brand identity e web reputation

Mai come al giorno d’oggi, il successo di un’azienda poggia su due basi fondamentali, ovvero un’identità ben definita ed una solida reputazione

Non a caso, tra i “compiti” del digital PR specialist vi è proprio la creazione di contenuti che riflettano un’immagine positiva del brand, mettendo in evidenza i suoi punti di forza e le caratteristiche per cui esso si distingue dalla concorrenza.

Attenzione, però: ciò non significa ingannare il proprio pubblico – scelta che, specie a lungo andare, finirebbe per rivelarsi controproducente! – ma, al contrario, instaurare con esso una relazione di fiducia

  1. Collaborazioni ed eventi

Altro obiettivo essenziale è fare networking, ovvero intrecciare rapporti di collaborazione, in particolare con persone (o altre aziende) che operano sul web.

Ecco, quindi, alcune attività che rientrano in questo campo:

  • cercare e contattare influencer, content creator, divulgatori ed esperti del settore, affinché promuovano il prodotto / servizio al proprio pubblico;
  • mantenere i rapporti ed aggiornare i partner sulle principali novità;
  • utilizzare programmi di affiliazione per garantire un ritorno economico (mediante il pagamento di una commissione) a chi pubblicizza il brand;
  • organizzare eventi online (ed eventualmente dal vivo) sia a scopo promozionale, sia per allacciare nuove relazioni ed ampliare la “fanbase”.
  1. SEO e comunicazione

Le digital PR sono strettamente collegate ad un altro “pilastro” del marketing online, vale a dire la SEO, acronimo che sta per “search engine optimization” e che include tutte quelle strategie dirette a migliorare il posizionamento di un sito – e, con esso, la visibilità di un brand – sui motori di ricerca.

In particolare, chi cura le PR online è anche chiamato ad incentivare l’acquisizione di backlink da altri siti (es. blog, magazine, quotidiani, ecc.) ritenuti autorevoli.

Tale attività prende il nome di link building e prevede la pubblicazione di guest post, interviste, recensioni o altri contenuti pertinenti al proprio settore, che contengano un collegamento – detto, appunto, backlink – al sito del cliente.

A questo proposito, esistono ottime piattaforme – tra cui SeoLuxury.com – che semplificano la ricerca dei siti da coinvolgere nelle campagne di link building, selezionando quelli più adatti sulla base di vari fattori (come il traffico mensile, l’affidabilità del sito, gli argomenti trattati, ecc.) e curando l’intero procedimento.

Parallelamente, il digital PR specialist provvede ad inoltrare comunicati stampa e news di rilievo ad agenzie, redazioni e professionisti freelance, affinché li divulghino sui propri canali (testate giornalistiche, in primo luogo, ma anche canali streaming, podcast, web radio, profili social e via di seguito).

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  1. Gestione community

Infine, ultima ma non per importanza, vi è la gestione della community. Tra gli obiettivi delle digital PR, infatti, occorre citare anche la creazione di una “fanbase” solida ed affezionata al marchio, che rappresenti lo zoccolo duro della clientela.

Pertanto, alcune attività da svolgere a tale scopo sono:

  • pubblicare contenuti che coinvolgano il pubblico con regolarità;
  • rispondere ad eventuali domande, dubbi e richieste degli utenti;
  • gestire tempestivamente qualsiasi situazione di “crisi”;
  • mantenere un clima sereno sugli spazi gestiti dal brand, evitando polemiche, argomenti non pertinenti e toni offensivi;
  • tenersi aggiornati sulle tendenze e partecipare attivamente alle discussioni più importanti (o, comunque, inerenti al proprio settore).

Quali sono i vantaggi per le aziende?

Dopo aver descritto le attività e gli obiettivi che rientrano nel vasto ambito delle digital PR, è il momento di approfondire i possibili vantaggi per le aziende – e non solo – che decidono di investire nello sviluppo di una strategia ad hoc.

Partiamo, dunque, da un ritorno di immagine: elemento fondamentale per incontrare i favori di una clientela – specie quella giovanile – sempre più portata ad orientare le proprie scelte di acquisto sulla base della storia, dei valori e, in generale, della narrazione con cui il brand si presenta sul mercato. 

In secondo luogo, l’adozione di strumenti digitali permette di targettizzare al massimo la comunicazione, creando contenuti su misura per ogni fascia di pubblico: opportunità che, in passato, era preclusa, in quanto i media tradizionali si rivolgevano ad uno “spettatore-tipo”. Oggi, inoltre, è possibile valutare l’efficacia del singolo messaggio, aggiustando il tiro ove necessario.

Infine, parliamo di costi: le digital PR richiedono almeno un minimo di budget sia per lo sviluppo della campagna, sia per intraprendere una collaborazione con personaggi noti e/o altre aziende. Tuttavia, alcune operazioni possono essere svolte gratuitamente o quasi: pubblicare contenuti sui social network, inviare comunicati stampa, dare ascolto alle esigenze della community, ecc..

Avere al proprio fianco dei validi professionisti, che conoscano approfonditamente le varie aree delle PR – tradizionali e digitali – e sappiano coordinarsi con il resto del team marketing e comunicazione, è pertanto un fattore determinante per la crescita del business. Per di più, rivolgersi a degli esperti permette di ottimizzare le spese, senza tralasciare gli obiettivi fissati.

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Illustrazione di nodi interconnessi rappresentanti siti e backlink per strategie SEO

Cos’è la Link Building e come utilizzarla in maniera intelligente


La link building è una delle principali tecniche SEO utilizzabili per migliorare il posizionamento – e, con esso, la visibilità – di un sito web sui motori di ricerca,
Più precisamente, con l’espressione link building ci si riferisce ad un insieme di strategie, il cui obiettivo consiste nell’aumentare il numero di link in ingresso (chiamati anche backlink) verso un determinato sito.

La link building è una delle principali tecniche SEO utilizzabili per migliorare il posizionamento – e, con esso, la visibilità – di un sito web sui motori di ricerca,

Più precisamente, con l’espressione link building ci si riferisce ad un insieme di strategie, il cui obiettivo consiste nell’aumentare il numero di link in ingresso (chiamati anche backlink) verso un determinato sito. Ma attenzione: non tutti i collegamenti hanno lo stesso valore. Di conseguenza, puntare unicamente alla quantità, senza preoccuparsi della qualità dei link, può rivelarsi controproducente sul medio-lungo periodo.

Dunque, qual è il modo migliore per fare link building nel 2024? E quali sono, invece, gli errori da evitare per non rischiare penalizzazioni? Scopriamo di più su questo argomento!

Link in entrata: perché sono importanti

Come è noto, Google adotta diversi parametri per stabilire quanto un sito sia attendibile, popolare e, quindi, meritevole di apparire in alto nelle SERP.

Alcuni di questi fattori sono “interni” rispetto al sito: riguardano, cioè, il modo in cui esso è costruito, l’organizzazione e il tipo di contenuti, la scelta delle immagini e via così e parliamo di Seo On-Site.

Vi sono, poi, dei fattori “esterni” conosciuti come Off-Site, come la quantità e, soprattutto, la qualità dei link in entrata: difatti, più un sito (o una pagina) viene menzionato (e linkato) su altri siti – a maggior ragione se autorevoli e pertinenti in quanto a settore e/o argomenti trattati – più Google tende a ritenerlo rilevante e, quindi, a suggerirlo ai propri utenti.  

Va da sé, pertanto, che ottenere backlink di qualità, attraverso una strategia di link building ben ponderata, sia fondamentale per qualsiasi azienda, professionista o brand che voglia accrescere l’autorevolezza del proprio sito, al fine di migliorare il posizionamento sui motori di ricerca e raggiungere un pubblico più vasto.

Difatti, nel momento in cui un sito valutato da Google come autorevole inserisce un collegamento ad un secondo sito, trasmette anche una parte della propria autorevolezza a quest’ultimo.

Esperienza, competenza, autorevolezza, affidabilità

Vi è un altro concetto utile per stabilire quanto vale un backlink, a partire dal valore del sito che ospita il collegamento: l’acronimo EEAT, ossia Esperto, Competente, Autorevole e Affidabile.

Sono queste, infatti, le caratteristiche che Google apprezza e ricerca nei vari portali: esperienza, competenza, autorevolezza e affidabilità. Di conseguenza, più un sito risponde a tali requisiti, più avrà ottime probabilità di piazzarsi ai primi posti nelle SERP.

Inoltre, come è facile intuire, un backlink proveniente da un portale classificato “EEAT” ha un “peso” maggiore rispetto ad un collegamento ricevuto da un qualsiasi altro dominio.

Pertanto, per accrescere il grado di autorità di un sito – vuoi perché di nuova creazione, vuoi perché carente da questo punto di vista – e far sì che conquisti la fiducia di Google, occorre delineare una strategia di link building che tenga conto di tali caratteristiche.

Dofollow e nofollow: cosa intendiamo?

Quando si parla di link in entrata, è bene conoscere la distinzione tra link dofollow e link nofollow. Cosa intendiamo con queste espressioni? Facciamo subito chiarezza.

I link dofollow consentono la trasmissione di una parte di trust (ossia di autorevolezza) dal primo sito – quello, cioè, da cui parte il collegamento – al secondo – ossia quello verso cui tale collegamento è diretto.

Dunque, quando il link è di alta qualità, si utilizza generalmente l’attributo dofollow per segnalarlo ai motori di ricerca, affinché ne tengano conto per l’indicizzazione del sito.

D’altro canto, una buona ripartizione tra link dofollow e nofollow, risultando meno artificiosa, favorisce il ranking del sito e riduce il rischio di ricevere penalizzazioni.

Al posto di spendere grosse cifre per ottenere backlink inutili (o, peggio, dannosi) è consigliabile farsi assistere da un consulente esperto nel ramo della link building, che sappia creare una strategia personalizzata per le esigenze del singolo cliente.

Come utilizzare al meglio la link building

Entriamo, adesso, nel dettaglio e vediamo in che modo la link building può apportare grandi benefici al proprio sito web. Una strategia efficace, infatti, non prevede soltanto la scelta di siti di alto valore da cui ottenere backlink, bensì contempla molti altri aspetti.

Analizziamo quelli principali.

  1. Uso corretto degli anchor text → L’anchor text è una piccola porzione di testo alla quale si lega il collegamento ipertestuale che porta al sito o alla pagina che si desidera linkare. Quando si fa link building, è preferibile utilizzare anchor text che risultino il più possibile naturali e che contengano una parola chiave inerente al contenuto, evitando del tutto parole chiavi innaturali.
  2. Distribuzione dei backlink → Un errore piuttosto comune consiste nell’indirizzare tutti i link in entrata verso la home page, tralasciando altre sezioni del portale. Al contrario, distribuendo i collegamenti in maniera mirata, secondo una tecnica conosciuta come deep linking, è possibile dare la giusta visibilità alle pagine interne di maggiore interesse (es. articoli, servizi, ecc.).
  3. Link interni → I link interni – quelli, cioè, che mettono in collegamento due pagine appartenenti allo stesso sito – hanno un ruolo determinante ai fini di una buona strategia di link building, tanto quanto i backlink provenienti da siti terzi. Se inseriti con intelligenza, infatti, oltre a rendere più agevole la navigazione degli utenti, permettono di accrescere il ranking del sito a costo zero e consentono ai motori di ricerca di collegare in maniera più logica i contenuti del sito.

Link building: gli errori da evitare

Accanto alle cosiddette “best practices”, vi sono anche alcuni errori che andrebbero evitati, poiché il rischio di incorrere in una penalizzazione da parte di Google è sempre presente. Nel dubbio, inoltre, vale la pena di informarsi online, leggere le linee guida o, ancora meglio, affidarsi ad un professionista che conosca il settore come le sue tasche.

Ad ogni modo, ecco elencati di seguito gli errori commessi con maggiore frequenza durante la gestione delle campagne di link building:

  1. Keyword stuffing → La ripetizione eccessiva delle keyword, sia all’interno dei testi presenti nel sito, sia negli anchor text a cui si agganciano i link in entrata, è un problema assai comune tra gli utenti poco esperti. Per non intaccare il ranking, è preferibile utilizzare sinonimi ed espressioni pertinenti, ma neutre.
  2. Link di basso valore → Se la maggior parte dei backlink (o, comunque, una percentuale rilevante di essi) proviene da siti di dubbio valore, ovvero con un’autorevolezza molto bassa, scarso traffico, contenuti ripetitivi, non aggiornati o, addirittura, errati o copiati, la strategia di link building rischia di ritorcersi contro il titolare del sito. Come abbiamo detto più volte, la quantità non dovrebbe mai sovrastare la qualità. Anzi, in questo ambito vale esattamente l’opposto.
  3. Crescita istantanea → Google tende a ritenere sospetto un eventuale aumento improvviso del numero dei link in entrata. Spesso, infatti, una crescita troppo rapida nasconde pratiche poco trasparenti, come la compravendita o lo scambio di backlink. Specie al giorno d’oggi, per risultare efficace, una campagna di link building deve seguire un andamento graduale, senza affrettare i tempi.

A chi rivolgersi?

In conclusione, possiamo chiaramente vedere come la gestione di una campagna di link building sia tutt’altro che semplice: non si tratta soltanto di richiedere (o acquistare) una grossa quantità di collegamenti sui primi siti web incontrati sul proprio cammino virtuale.

Al contrario, è necessario elaborare una strategia “su misura” per il portale in questione, che tenga conto sia delle sue specificità (tipologia, settore, ranking e traffico attuali, ecc.), sia di molti altri fattori esterni (dai potenziali competitor ad eventuali nuove norme per la classificazione dei siti su Google). 

Di conseguenza, a meno che non si vogliano gettare via tempo e soldi, rischiando per di più di finire penalizzati dai motori di ricerca, l’unica soluzione è affidarsi a professionisti con esperienza nel ramo della link building

A questo proposito, la piattaforma Seoluxury offre un servizio particolarmente utile: oltre a metterti in contatto con i migliori siti del tuo settore, semplificando l’acquisto di backlink, provvede a guidarti, passo dopo passo, nello sviluppo di una campagna di link building che punti dritta ai risultati desiderati, grazie al supporto di un team di marketer specializzati.

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